Ruolo del movimento passivo continuo (cpm)

Il gomito è un articolazione particolarmente predisposta alla rigidità, ossia alla riduzione dei normali movimenti, in seguito ad un trauma o ad un intervento chirurgico. Ciò è particolarmente vero quando dopo un trauma l’articolazione viene immobilizzata per un lungo periodo di tempo.

La rigidità, nei primi giorni dopo il trauma o dopo l’intervento è spesso causata dall’accumulo di liquidi e sangue intorno e dentro l’articolazione (gonfiore). Successivamente, dopo le prime settimane, questa è frequentemente dovuta alla formazione di una cicatrice rigida e retraente delle strutture capsulo-legamentose o  di ossificazioni eterotopiche (detta rigidità estrinseca). Esiste inoltre un secondo tipo di rigidità più grave (detta intrinseca), che è correlata alla deformità dei capi articolari in esito ad una frattura.

L’applicazione di uno o due drenaggi e l’immobilizzazione in estensione, associata al sollevamento dell’arto (con cuscini o lacci) permette di ridurre il gonfiore nei primi due giorni dopo un intervento chirurgico. Rimossi i drenaggi e l’immobilizzazione in seconda giornata post-operatoria, è di fondamentale importanza iniziare immediatamente la mobilizzazione del gomito poiché questa esercita una azione di “spremitura” dei tessuti che impedisce al sangue ed ai liquidi di accumularsi. In alternativa alla immobilizzazione in estensione alcuni applicano immediatamente il CPM (Movimento Continuo Passivo ad opera di una macchina Fig.1) per eseguire un azione di  spremitura sull’articolazione che consente di far defluire il sangue attraverso i drenaggi.

Il movimento del gomito deve iniziare sempre precocemente e può essere svolto dal paziente sia attivamente, ossia utilizzando la forza muscolare, che passivamente con il CPM. Questo, spesso disponibile in ospedale, può essere poi affittato dal paziente  nelle sanitarie ortopediche e proseguito a domicilio.

Il CPM può essere utilizzato più volte durante la giornata, aumentando progressivamente i gradi di movimento sia in flessione che in estensione secondo le indicazioni del chirurgo ortopedico. Il ruolo del paziente e dei familiari nella riabilitazione post-operatoria, ed in particolare nell’uso del CPM, è di fondamentale importanza:

1) è necessario conoscere attentamente l’apparecchio ed il suo funzionamento,

2) deve essere controllato costantemente che la posizione del gomito sia corretta

3) i gradi di escursione articolare devono essere aumentati progressivamente secondo prescrizione ed in funzione dell’intensità del dolore, che non deve essere mai troppo e comportare una dolenzia nelle ore successive o notturne.

L’obbiettivo dell’utilizzo del CPM è quello di raggiungere rapidamente il cosiddetto “arco funzionale di movimento”, ossia un escursione articolare che vada da 130° di flessione a 30° di estensione e che permette di compiere tutte le attività quotidiane.

Alcuni apparecchi non permettono di riabilitare il movimento di prono-supinazione. Questo movimento, di fondamentale importanza per l’utilizzo della mano negli atti della vita di tutti i giorni, deve essere recuperato con la partecipazione attiva del paziente che aiutandosi con l’arto sano, dovrà compiere i movimenti di rotazione dell’avambraccio.

Non tutti i pazienti possono utilizzare precocemente il movimento passivo continuo: ad esempio quando la ricostruzione delle fratture non è stabile il movimento può provocare una scomposizione dei frammenti. In questa circostanza la rieducazione funzionale sarà posticipata nel tempo. Perciò è di fondamentale importanza la prescrizione del protocollo di riabilitazione post-operatoria da parte del chirurgo.

Questa presentazione è diretta ad utenti comuni. Per informazioni più dettagliate e dirette a personale medico o paramedico si consiglia di scaricare il file “rigidità di gomito.pdf” nella sezione aggiornamento.