Protesi totali linked: indicazioni, tecnica e risultati

Relazione: 3.5 – Congresso: Rome Elbow 2011 – Anno: 2011
autori: G. Giannicola, F. Sacchetti, G. Bullitta

Le patologie traumatiche, degenerative ed infiammatorie del gomito sono spesso responsabili di una marcata ed irreversibile limitazione funzionale che condiziona pesantemente l’indipendenza individuale. In tali gravi situazioni cliniche, in cui le superfici articolari sono marcatamente degenerate, la sostituzione protesica rappresenta una soluzione terapeutica indispensabile per il recupero funzionale. Negli ultimi anni lo studio dettagliato dell’anatomia e della biomeccanica del gomito, la conoscenza approfondita dei materiali, il perfezionamento del design e delle tecniche chirurgiche hanno permesso di migliorare le protesi esistenti e di ideare dei nuovi impianti per il trattamento di numerose patologie che colpiscono questa articolazione. In particolare lo sviluppo di nuove protesi ha permesso di ampliare notevolmente le indicazioni chirurgiche rispetto al passato e di migliorare i risultati del trattamento. Attraverso gli attuali impianti è possibile la sostituzione dell’intera articolazione (protesi totali di gomito semivincolate, vincolate e di rivestimento) ovvero la sostituzione del capitello radiale o del compartimento laterale (protesi di capitello radiale, protesi monocompartimentali). La selezione del modello protesico da utilizzare è guidata da diversi criteri: 1. Variabili legate al paziente (età, richieste funzionali, intensità del dolore), 2. Variabili legate al processo patologico (eziologia, gravità, evoluzione) 3. Fallimento di precedenti trattamenti chirurgici. Le protesi semi-vincolate, sono indicate prevalentemente in pazienti di età superiore a 60 anni. In questi pazienti è presente una marcata degenerazione articolare del compartimento mediale secondaria a patologie infiammatorie croniche in fase avanzata, ad artrosi primitiva del gomito e ad artrosi post-traumatica conseguente a fratture dell’epifisi distale dell’omero e dell’olecrano. Tale modello protesico viene utilizzato, inoltre, nel trattamento delle pseudoartrosi ed in quello delle fratture complesse della paletta omerale in pazienti anziani affetti da grave osteoporosi. Le controindicazioni, assolute e relative, all’impianto di protesi nel gomito comprendono: 1. le fratture esposte a causa dell’incremento delle complicanze infettive, 2. l’anchilosi non dolorosa, in pazienti con basse richieste funzionali, 3. paralisi dei muscoli del braccio, a causa dell’impossibilità di recupero funzionale nonostante l’impianto 4. l’attività lavorativa manuale del paziente che preveda il sollevamento ed il trasporto di pesi . La sostituzione protesica del gomito è ancora un tipo di intervento poco diffuso e non privo di complicanze come infezioni, insufficienze od avulsioni tricipitali, neuropatie del nervo ulnare, fratture intraoperatorie della diafisi ulnare od omerale, mobilizzazione asettica ed instabilità. E’ quindi un intervento da eseguire presso i centri di chirurgia del gomito. In conclusione numerosi studi evidenziano che i risultati a breve e medio termine delle protesi di gomito sono eccellenti, il dolore si attenua marcatamente o scompare nella maggior parte dei pazienti ed il recupero del ROM funzionale è pressoché costante. I risultati a lungo termine e quindi la sopravvivenza dell’impianto non sono ancora completamente noti per ogni modello protesico, tuttavia alcuni studi con un lungo follow-up sembrano fornire dati rassicuranti.