La protesi monocompartimentale laterale di gomito: recente alternativa terapeutica

Relazione: 3.3 – Congresso: Rome Elbow 2011 – Anno: 2011
autori: A. Greco, D. Polimanti, G. Giannicola

Introduzione: La protesi monocompartimentale laterale di gomito (LRE-Biomet) è una nuova alternativa terapeutica proposta nelle patologie degenerative ed infiammatorie. La necessità di una protesi che sostituisse esclusivamente il compartimento laterale è emersa da studi anatomo-patologici e clinici che hanno evidenziato come le prime alterazioni degenerative primitive e secondarie abbiano uno sviluppo marcatamente asimmetrico, con coinvolgimento pressoché elettivo dell’articolazione omero-radiale. Le condizioni cliniche in cui è più frequente osservare queste alterazioni sono: l’artrosi primitiva, l’artrite reumatoide, gli esiti delle fratture del compartimento laterale e dell’instabilità complessa del gomito. La gravità delle alterazioni a carico del compartimento laterale nella patologia degenerativa primitiva del gomito è correlabile alla asimmetrica distribuzione delle forze di carico assiale sui due compartimenti. Il 60% di queste forze si scaricano sul compartimento laterale, a causa del valgismo fisiologico di questa articolazione. Nel capitello le erosioni cartilaginee sono più evidenti e precoci nella porzione postero-mediale della circonferenza radiale che si articola con il solco intertrocleocapitellare. Nel capitulum humeri la degenerazione cartilaginea prende inizio dalla cresta laterale della troclea e dal solco intertrocleocapitellare. Studi su cadavere hanno dimostrato come le alterazioni anatomopatologiche nell’artrosi primitiva del gomito si sviluppino molto precocemente già a partire dai 40 anni e come la gravità di queste alterazioni aumenti con l’età. Anche nell’artrite reumatoide, la caratteristica erosione ossea inizia a livello delle superfici articolari dell’articolazione omero-radiale, ma a differenza dell’artrosi primitiva, il danno si estende rapidamente e progressivamente al compartimento interno (omero-ulnare) e alla regione iuxtarticolare (Classificazione MAYO 1997). Nell’AR, inoltre, coesiste il danno a carico dei tessuti molli periarticolari, come i legamenti, che può rendere il quadro clinico più complesso comportando una grave instabilità o rigidità articolare. L’articolazione omero-radiale del gomito è più frequentemente sede di lesioni traumatiche, come le fratture del capitello radiale, fratture del capitulum humeri, terribile triade, varianti delle fratture-lussazioni di Monteggia, che comportano spesso deformità, alterazioni biomeccaniche, e danni cartilaginei irreparabili, ed esitano inevitabilmente nella degenerazione artrosica secondaria. L’instabilità cronica post-traumatica è un’altra condizione patologica che, seppure meno frequente, causa gravi alterazioni alle superfici articolari del gomito. Negli esiti della lesione di Essex-Lopresti trattata con asportazione del capitello radiale, al danno legamentoso di base (lesione dei legamenti collaterali e della membrana interossea) si associa la mancanza di contatto tra capitello radiale e capitulum humeri; ciò provoca la migrazione prossimale del radio. Questa condizione, causando una instabilità del gomito e dell’avambraccio, determina precoci alterazioni e dolore a carico dell’articolazione radio-ulnare distale, ulno-carpica ed instabilità della omero-ulnare. Inoltre la migrazione prossimale del radio comporta una degenerazione artrosica del capitulum humeri causata spesso dall’attrito tra questo ed il collo del radio. In questi casi è di fondamentale importanza ripristinare precocemente la lunghezza del radio e la funzione dell’articolazione omero-radiale con un impianto protesico. In tali situazioni il danno alle superfici articolari del compartimento laterale risulta tale da rendere la sostituzione protesica l’unica soluzione terapeutica efficace per il controllo del dolore. In questi casi, dopo il fallimento di trattamenti chirurgici più o meno invasivi, che vanno dalla sinoviectomia, all’artroplastica, la protesi totale di gomito è stata fino ad ora l’unica soluzione terapeutica efficace. Tuttavia la sua invasività e la giovane età dei pazienti ne hanno limitato l’indicazione, soprattutto quando l’articolazione omero-ulnare è ancora preservata. Obiettivi della protesi LRE sono: 1) ridurre il dolore causato dalle lesioni cartilaginee, 2) redistribuire equamente le forze di carico tra i due compartimenti, evitando il sovraccarico omero-ulnare secondario alla capitellectomia, 3) risparmiare il patrimonio osseo in previsione di un futuro intervento di protesi totale. Le attuali indicazioni all’impianto di questa protesi sono: 1) l’artrite reumatoide stadio II-IIIA, 2) l’artrosi primitiva in pazienti al di sotto di 65 anni (stadio I e II) e 3) l’artrosi post-traumatica del compartimento laterale. Materiali e Metodi: Gli Autori riportano la loro esperienza su 20 pazienti di età media di 55 anni. 11 pazienti erano affetti da artrosi primitiva, il 9, da artrosi post-traumatica. Tutti i pazienti presentavano una quadro clinico pre-operatorio di dolore e rigidità articolare, da lieve a marcata, causata essenzialmente da alterazioni degenerative del compartimento laterale associate ad osteofitosi omero-ulnare. In tutti i pazienti è stata eseguita un’artroplastica omero-ulnare prima dell’impianto della LRE. In tre casi non è stata impiantata la componente radiale (Hemi-LRE). Tra Giugno e Ottobre 2010 tutti i pazienti sono stati sottoposti a controllo clinico e radiografico. Il follow up medio è stato di 22,6 mesi (estremi 6 mesi – 47 mesi). Il controllo clinico è stato eseguito secondo il Mayo Elbow Performance Score (MEPS), il modified American Society Elbow Surgery (m-ASES) ed il Quick DASH Risultati: Il MEPS medio dei pazienti è stato di 85 (estremi 50-100), il QUICK DASH medio è stato di 23 (estremi 0-73), mentre il punteggio medio m-ASES è stato di 83 (estremi 55-100). Il valore medio postoperatorio del dolore secondo il m.ASES score è stato di 44 (estremi 20-50). L’estensione e la flessione medie sono state di 25° (estremi 0-65) e 125° (estremi 25-150). L’arco di movimento medio postoperatorio è stato di 95° (estremi 0-150). La pronazione e supinazione medie sono state di 70° (estremi15-85) e di 75° (estremi 35-85), rispettivamente. Con il Mayo Elbow Performance Index è stato osservato un risultato eccellente, buono, discreto e scarso in 12, 2, 3 e 3 pazienti, rispettivamente.I risultati sono stati valutati con il MEPS. I risultati ottenuti sono stati eccellenti nel 84% dei pazienti, buoni o scarsi nel 8%. Nell’85% dei pazienti è stato ottenuto un buon recupero della funzionalità e delle capacità di attendere alle attività della vita quotidiana e lavorative. Conclusione: I primi studi hanno evidenziato ottimi risultati preliminari con scomparsa del dolore e recupero della funzionalità del gomito nella maggior parte dei pazienti. Lo sviluppo futuro di questa protesi consentirà di ampliarne le indicazioni e di ridurre in modo significativo il ricorso alla protesi totale di gomito. Ulteriori studi con follow-up a medio-lungo termine sono necessari per verificare la reale efficacia di questo tipo di impianto.