Nuove acquisizioni eziopatogenetiche

relazione: 1.1 – Congresso: Rome Elbow 2011 – Anno: 2011
autori: R. Scrivo, G.Valesini

L’artrite reumatoide (AR) e l’osteoartrosi (OA) sono patologie multifattoriali e, sebbene per entrambe la patogenesi risulti ancora solo parzialmente definita, negli ultimi anni vi sono stati numerosi progressi, favoriti dalle rilevanti acquisizioni circa le conoscenze dei meccanismi cellulari e molecolari che la regolano. Entrambe le patologie colpiscono le articolazioni diartrodiali, cioè quelle mobili, ma, mentre il principale sito infiammatorio nell’AR è rappresentato dalla membrana sinoviale, nell’OA il bersaglio iniziale è costituito dalla cartilagine articolare e dall’osso sub- condrale con sinovite secondaria. La patogenesi dell’AR è sostenuta da numerosi tipi cellulari (linfociti T e B, fibroblasti sinoviali, macrofagi, cellule dendritiche e mastociti) che si stimolano vicendevolmente nel microambiente sinoviale, producendo un complesso network di citochine pro-flogogene che amplificano e auto-mantengono la risposta infiammatoria e intervengono anche nel determinismo del danno articolare tipico della malattia. Questa risposta così variamente integrata è la conseguenza di una disregolazione del sistema immunitario: infatti l’AR è considerata a tutti gli effetti una malattia sistemica autoimmune, in cui sono stati descritti vari autoanticorpi, tra cui rivestono particolare importanza il fattore reumatoide e gli anticorpi anti-proteine/peptidi citrullinati. Questi ultimi coniugano una specificità superiore a quella del fattore reumatoide con una sensibilità sovrapponibile. I meccanismi che sottendono alla patogenesi dell’OA sono ugualmente complessi, e riconoscono nello stress meccanico il fattore principale che stimola i condrociti a produrre enzimi degradativi, principalmente le metalloproteinasi, e numerosi altri mediatori solubili. Al danno articolare partecipa anche la sinovite, il cui ruolo nella patogenesi dell’OA era considerato trascurabile fino a qualche anno fa. Tuttavia, studi condotti con l’ausilio dell’artroscopia hanno dimostrato che fino al 50% dei pazienti presenta una sinovite attiva, come dimostrato dai caratteri di ipertrofia e iperplasia simili a quelli descritti nell’AR. La sinovite interviene nel danno sintetizzando mediatori solubili, tra cui alcune citochine pro-infiammatorie di recente identificazione, le adipochine, rilasciate anche dalla cartilagine e dal tessuto adiposo, la cui presenza in eccesso rappresenta un importante fattore di rischio della malattia.